POLIZZA CASA

22/01/2014
Le detrazioni truffa. Governo, stop ai rimborsi su casa, polizze e farmaci.
Colpirne cento per educarne uno. Con un metodo che ricorda tempi e vicende assai più tragiche il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e l’Agenzia delle Entrate hanno deciso di dare una stretta ai rimborsi fiscali dovuti ai contribuenti secondo la normativa in vigore. Con quattro commi inseriti nella legge di stabilità (dal 586 al 589) si è stabilito con effetto come sempre retroattivo che i contribuenti che nell’anno fiscale 2013 hanno maturato grazie a tutte le detrazioni possibili 4 mila euro o più di rimborsi, non li riavranno più indietro nella busta paga (o nel cedolino della pensione) del prossimo mese di luglio come avviene da quasi 20 anni a questa parte, ma riceveranno dal fisco il dovuto in una data ignota dopo che per sei mesi l’Agenzia delle Entrate avrà verificato il loro diritto a percepirlo, con particolare riguardo alle detrazioni per i carichi familiari.

Il testo della norma recita così: «Al fine di contrastare l'erogazione di indebiti rimborsi dell'imposta sul reddito delle persone fisiche da parte dei sostituti d'imposta nell'ambito dell'assistenza fiscale (…)  l’Agenzia delle entrate, entro sei mesi dalla scadenza dei termini previsti per la trasmissione della dichiarazione (…)  ovvero dalla data della trasmissione, ove questa sia successiva alla scadenza di detti termini, effettua controlli preventivi, anche documentali, sulla spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia in caso di rimborso complessivamente superiore a 4.000 euro, anche determinato da eccedenze d'imposta derivanti da precedenti dichiarazioni.    Il rimborso che risulta spettante al termine delle operazioni di controllo preventivo (…) è erogato dall’Agenzia delle entrate».

Questo significa che quei rimborsi che normalmente arrivavano direttamente in busta paga il mese successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi da parte del datore di lavoro o attraverso il Caf (Unico e 730) ora arriveranno nella migliore delle ipotesi sei mesi dopo. Ma assai più probabilmente molti mesi dopo. Non più in busta paga come avviene oggi, ma dalla stessa Agenzia delle Entrate che spedirà a casa un assegno al contribuente come avveniva fino a metà degli anni Novanta. Quello che accade sostanzialmente è che lo Stato si prenderà in prestito dai contribuenti quelle somme dovute e le restituirà magari l’anno dopo senza pagare nessun interesse sul gruzzoletto. Una rapina simile a quella già avvenuta nei confronti delle imprese per coprire le magagne del governo di Enrico Letta: nel 2013 sono state costrette a prestare a tasso zero soldi allo Stato anticipando oltre il 100% delle imposte che avrebbero dovuto pagare nel 2014 (e un pezzettino addirittura nel 2015). Alla fine poi lo Stato restituirà alle imprese e ai singoli contribuenti quanto sequestrato in questo modo, ma potrà lucrare sulla liquidità ottenuta e risparmiare sugli interessi che ai cittadini sudditi non vengono pagati (nemmeno quel minimo di tasso di interesse legale che dal primo gennaio è sceso per decreto dal 2,5% all’1%).

Sono milioni i contribuenti che godono ogni anno delle detrazioni di imposta. Trentasei milioni circa godono della detrazione per lavoro dipendente e poco meno di 12 milioni anche della detrazione per carichi di famiglia (entrambe già calcolata nella busta paga mensile e quando occorre anche nel cedolino della pensione). Ma molte altre detrazioni sono popolari: 14,3 milioni di italiani detraggono in sede di dichiarazione dei redditi le spese mediche, altri 6,6 milioni detraggono le spese per alcuni tipi di assicurazioni e polizze. Ancora: 4,2 milioni di italiani detraggono gli interessi sui mutui prima casa, e secondo dati da aggiornare quasi 800 mila italiani detraggono le spese per la ristrutturazione edilizia e l’efficienza energetica della propria abitazione. Proprio quest’ultime detrazioni sono raddoppiate negli importi massimi nell’ultimo anno. I vantaggi fiscali complessivi si possono compensare con le eccedenze di imposta dovuta (quanto non trattenuto sulla prima casa o redditi diversi che entrano in dichiarazione), e se sono superiori fino ad oggi appunto hanno fatto ottenere un rimborso entro il mese successivo la dichiarazione in busta paga.

Quanti sono i contribuenti che a giugno prossimo chiederanno più di 4 mila euro al fisco, e saranno condannati a una lunga attesa? Secondo stime ufficiose dell’anagrafe Sogei al massimo 360 mila, calcolando i nuovi tetti di detrazioni sulla casa. Ma la norma è scritta così confusa che la platea interessata potrebbe allargarsi ancora. In ogni caso c’è una sproporzione evidente rispetto alla platea del vero obiettivo della stretta: al massimo qualche centinaio di contribuenti, in genere immigrati, che con la complicità di alcuni Caf (vedasi articolo a fianco) avrebbero truffato il fisco chiedendo detrazioni per carico familiare per figli formalmente residenti all’estero, ma in realtà mai esistiti. Il risultato è appunto che se ne colpiscono 10 mila per educarne uno…